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Chi siamo

La passione per l’arte della ceramica nasce nella bottega di famiglia a Cerreto Sannita in provincia di Benevento.

Angelo Marcuccio consegue il Diploma presso l’Istituto d’Arte di Cerreto Sannita e nell’Anno Accademico 2007/2008 mediante il corso di Architettura di interni presso l’I.E.A.O. – Istituto Europeo Arti Operative di Perugia approfondisce metodologie di design per l’architettura, abilità nel design di oggetti, nozioni di Industrial Design, scienze delle rifiniture, “relazione dello e nello spazio” con attenzione all’etica ambientale, alle scienze antropometriche ed ergonomiche.

Dopo una fase di consolidamento e integrazione delle nuove conoscenze con le competenze acquisite secondo la tradizione cerretese, nel biennio 2017/2019 – cogliendo gli aspetti tecnologici evolutivi che hanno profondamente rivoluzionato i processi produttivi anche del settore e in particolare della ceramica industriale, completa la sua formazione con il  corso di Sviluppo e design del prodotto ceramico con l’acquisizione di tecniche per applicazioni innovative del prodotto ceramico e il conseguimento della qualifica di  V° (livello massimo) EQF Europeo presso Istituto Tecnico Superiore per sviluppo, sostenibilità e design del prodotto ceramico Tonito Emiliani di Faenza,  centro di eccellenza internazionale nel campo della ceramica.

Durante il suo percorso formativo ha avuto l’opportunità di conoscere e affiancare vari artisti come il maestro Andrea Salvatori con cui ha collaborato per la realizzazione del “Grande Testone”, gigantesca testa del David di Michelangelo, rovesciata all’aperto come un grande realizzata con la stessa terra rossa che nel Rinascimento veniva impiegata dai ceramisti che rifornivano la corte dei Medici, esposto nella piazza di Montelupo Fiorentino (FI).

Primo classificato nel 2017 al Concorso Nazionale di “Design del prodotto ceramico ad uso domestico”, con un oliera di design.

Primo classificato nel 2019 al Concorso Nazionale“Amarè”, per la realizzazione di una bottiglia limited edition.

Gli studi seguiti e le esperienze acquisite gli consentono di creare, progettare e realizzare personalmente ogni prodotto, potendo garantire la qualità di ogni fase e l’unicità di ogni prodotto. 

Il sogno e la “mission” professionale di unire la tradizione all’innovazione plastica e pittorica, unitamente al sogno professionale, si realizza oggi nello Show Room con Laboratorio di Arte della Ceramica a Vico Equense, cuore e centro pulsante della Penisola Sorrentina, a ridosso della chiesa della Santissima Annunziata, la più bella d’Europa. 

vari esempi della nostra produzione scultorea.

Cenni storici

Cerreto Sannita, famosa nel mondo per le sue ceramiche finemente decorate è una delle 46 “città italiane della ceramica”, oggi consorziate nella rete dell’Associazione Italiana Città della Ceramica (AiCC), nata nel 1999.

I primi pezzi di ceramica di cui si ha conoscenza a Cerreto Sannita risalgono al XIV secolo.

L’arte figulina (di modellare la terracotta) di Cerreto nel Seicento è caratterizzata dall’influenza dei bianchi di Faenza (Ravenna) e da una scala cromatica che si articola dai gialli ai verdi ai blu zafferano.

Nel Settecento divenne arte vera e propria quando, oltre all‘industria stovigliera, nascevano nuove forme di decorazione plastica e cromatica grazie a maestri scalpellini, muratori e stuccatori provenienti dal Regno di Napoli che portarono nella tradizione cerretese l’esperienza dei maestri della ceramica di Capodimonte. 

I maestri di Napoli si avvalsero delle sapienti mani di esperti coloristi cerretesi, che già operavano nella colorazione dei “pannilana” (tipo di tessuto), in un opificio i cui ruderi si ritrovano in località “La Tinta” ampliando il repertorio decorativo dei manufatti prodotti in loco, dai piatti da pompa ai vasi da farmacia, e poi brocche, acquasantiere, orci, anfore, lavabi, zuppiere, “riggiole” (mattonelle) decorate con temi religiosi o paesaggistici.

La decorazione cromatica si ampliò con la diffusione del chiaroscuro turchino, blu cobalto, soprattutto per i vasi da farmacia. Con il rococò comparvero motivi a cineserie, floreali e di influenza francese e si affermò il monocromatismo bruno-paonazzo su smalto grigio.

Fiore all’occhiello il Museo civico della ceramica cerretese, inaugurato nel 1993 e ospitato nel settecentesco ex convento di Sant’Antonio, edificato in origine da frati conventuali che sarebbero arrivati a Cerreto poco dopo la morte di san Francesco.

La sezione Ceramica antica è ospitata nel piano ammezzato e nel sottostante “cantinone” del convento e accoglie alcune centinaia di pezzi della ceramica cerretese dal XVII al XIX secolo, oltre a notevoli frammenti di proto-maiolica medievale e di ceramica contemporanea.

Chiesa della Santissima Annunziata: fu eretta agli inizi del XIV secolo su un costone roccioso a strapiombo sul mare. L’interno è uno dei rarissimi esempi dell’architettura gotica della costiera sorrentina mentre la facciata è in stile barocco, ricostruita nel XVIII secolo,

Vico Equense sorge su un blocco tufaceo e calcareo: si affaccia sul mare nella parte meridionale del golfo di Napoli, all’inizio della costiera sorrentina, raggiunge un’altezza massima di 1.444 metri con la cima del monte Sant’Angelo, la più alta dell’intera catena dei monti Lattari; per un breve tratto, montuoso e scosceso verso il mare, la città è bagnata anche dalle acque del golfo di Salerno, lungo la costiera amalfitana, nelle vicinanze dell’arcipelago de Li Galli.

Le prime testimonianze di vita nell’area del comune di Vico Equense risalgono al periodo del VII secolo a.C., documenti di epoca medievale confermano l’esistenza del borgo di Aequa, nel tratto di costa che viene identificato oggi nella frazione di Seiano e un piccolo borgo, a forma di impianto ippodameo, sul pianoro dove sorge l’attuale città, in una località denominata ad Vicum dicitur.

Con l’arrivo degli Aragonesi e poi degli Angioini, il vecchio paese sul pianoro ritornò a vivere, grazie anche allo spopolamento dell’abitato di Aequa, divenuto oggetto di razzie da parte dei pirati: vennero così costruite mura, al cui interno fu poi edificata la cattedrale ed il castello.

Con il passare degli anni intorno al centro si svilupparono, sparsi anche sui monti circostanti, spesso intorno a chiese, piccoli borghi, che costituisco le attuali frazioni; fu tuttavia nel XIX secolo che si ebbe un totale riassetto dell’urbanistica: vennero infatti eliminate le mura e fu aperta la strada che collegava Castellammare di Stabia con Sorrento; in questo periodo iniziò la forte vocazione turistica del paese, soprattutto durante il periodo estivo, sia come luogo balneare che termale, grazie alla presenza del complesso termale dello Scrajo.

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